Cfp: Saggi per il volume “Spazi e tempi dell’alterità”

Siamo lieti di annunciare una call for essays per il volume

“Spazi e Tempi dell’Alterità” (titolo provvisorio)

curato da

Daniele Gallo (SSML “P.M. Loria”)

Ellen Patat (Università di Milano)

Daniela Bombara (Università di Messina)

«[…] l’alterità si rivela come senso autentico dell’uomo, liberato dalla violenza del perseverare nel proprio essere; in questo modo il soggetto diventa “sempre più soggetto”, “sempre più uomo”, e, allo stesso tempo, l’Altro diventa “sempre più Altro”, “sempre più uomo”» Gianpaolo Manca (2006) “La metafisica del Dono nel pensiero di E. Lévinas”, La Sapienza della Croce, XXI, 4

«Portare con sé l’altro, sempre e ovunque, chiuso in se stessi, e lì vivere con lui. E non solo con uno, ma con molti. Accogliere l’altro nel proprio spazio interiore e lì lasciare che fiorisca, dargli un posto dove possa crescere e svilupparsi. Vivere davvero insieme all’altro, anche se non lo si vede per anni, lasciare che l’altro ci continui a vivere dentro e vivere con lui, questa è la cosa essenziale» Etty Hillesum (2012). Diario. Milano: Adelphi.

Nella tradizione fenomenologica, il termine ‘Alterità’, che in modo piuttosto intuitivo indica lo “stato o qualità di essere altro o non sé stessi” (Hazell 2009, xvii), viene concepito come un’entità di confronto per la costruzione dell’Io. Il concetto diventa perciò fondamentale per le questioni sulla soggettività e l’identità – nelle sue declinazioni: personale, sociale, culturale e nazionale – fino a prospettare discussioni ontologiche più ampie. L’Alterità è proteiforme, mutabile in rapporto al referente con la quale la si determina; “Infatti il concetto stesso di alterità implica un raffronto, ovvero l’esistenza di un’ipseità, e riecheggia la possibilità di una alternativa: il confronto con l’alterità produce una scoperta, un percorso di esplorazione reciproca, una comparazione, una comunicazione […]” (Comoy-Fusaro 2009, 8).

Se per il pensiero filosofico l’intima connessione e sinergia fra Io e altro-da-sé appare ormai consolidata, bisogna tener presente come e quanto tale posizione speculativa costituisca un traguardo dell’umanità, di contro a una storia culturale intessuta di tensioni fra identità e diversità. In età classica possiamo infatti individuare un doppio movimento di anabasi e catabasi nella percezione dell’Alterità: ai poli opposti troviamo il divino isolato nella sua superiorità, esperito solo attraverso mediazioni, o in uno slancio ascensionale di pericolosa hybris  (Leopardi nello Zibaldone [2388] osserva l’aspetto minaccioso e temibile delle raffigurazioni dell’Altro come dio, nelle quali l’uomo primitivo concretizza le sue paure) e lo straniero, il barbaro come inferiore ‘balbettante’ a cui è sottratto l’esercizio della lingua come strutturazione razionale della realtà, lo schiavo. Superumano in ambito religioso, e subumano nel contesto sociale, testimoniano l’irriducibile distanza fra Io e Altro, che l’ideologia cristiana, in primis, si incarica di colmare sviluppando un senso di rinnovata humanitas e attenzione per il diverso, trovando altresì rispondenza in una realtà sociale e politica dinamica; dal Medioevo all’età contemporanea, infatti, la civiltà europea (e non solo) si organizza e si evolve attraverso il contatto e lo scambio fra culture, etnie, territori differenti; le travelling cultures (Clifford 1997) della modernità trovano rispondenza nell’apertura allo ‘straniero’ che si rintracciano agevolmente, per fare solo qualche esempio, nelle opere di Boccaccio, Ariosto, nel pensiero ‘plurale’ di Montesquieu, nel cosmopolitismo illuminista, nell’apertura alle istanze dell’Altro della produzione pirandelliana, nella volontà di impegno sociale del Neorealismo.

La scoperta freudiana dell’inconscio innesta la percezione dell’Alterità nel profondo dell’Io, e se ancora il pensiero di Freud rintraccia faticosamente connessioni fra l’identità e i suoi recessi, virtualmente inconoscibili, la psicanalisi junghiana pone il riconoscimento dell’Ombra come movimento fondante della personalità di ognuno, che nella coincidentia oppositorum trova il suo elemento costitutivo, e la sua unicità.

Gli studi postcoloniali ci consentono di aggiungere un’ulteriore linea di ricerca, che vede nell’Altro, respinto e degradato a ‘inferiore’, tutto ciò che l’individuo o il corpo sociale espelle da sé come indesiderabile, proiettandolo al di fuori del ristretto perimetro dell’Io per rafforzare un’identità fragile o compromessa; tale forma di difesa, poiché di questo si tratta, preclude la configurazione di un’identità arricchita. L’Alterità negata e soppressa appartiene in primo luogo alla dolorosa memoria delle dittature novecentesche, ma si ripete nei razzismi di oggi, nel pensiero sessista, che ancora intende negare alla donna un ruolo paritario nel contesto sociale, nell’esclusione del disabile e del malato, mentre l’integrazione dell’Altro costituisce un momento imprescindibile della strutturazione di ogni società democratica. 

La società globalizzata e ‘liquida’ dei tempi odierni sembra azzerare le differenze, imponendo soggettività ibride e ‘nomadi’, spostando l’attenzione dalla rappresentazione dell’Io e dell’Altro al percorso fra i due poli, nel quale l’identità si intride di differenza. Braidotti (1995) pone l’identità umana come cammino nomadico, segnato dalla contaminazione con forze esterne, umane e non umane, organiche e anche ‘aliene’, tecnologiche, in un itinerario dall’Homo sapiens all’Uomo della contemporaneità, che integra il femminile, l’animale, il meccanismo non vivente.

Eppure il rifiuto dell’Altro si manifesta in forme ambigue – fatalità, necessità economica, irriducibilità della violenza e dell’esclusione, come mostrato dalle innumerevoli stragi e morti di etnie minoritarie e di migranti –,   in modi di pensiero quindi che escludono la responsabilità individuale, mentre, afferma uno dei principali teorici della società liquida, Zigmunt Bauman, è necessario trasmigrare attivamente dalla societas alla communitas, costruendo un innovativo sistema di valori, ampiamente condivisibile, che dia il senso di un’appartenenza comune.

Il contatto con l’Altro ravvisabile in prospettiva diacronica (chronos e kairos) sarà quindi il fil rouge di questo volume; si vogliono infatti esplorare le visioni, spesso deformanti, dell’Alterità che hanno avuto, e hanno tuttora, forti ripercussioni sull’imagerie culturelle, sull’immaginario e sulla vita civile. Sono soprattutto i testi letterari, ma anche le opere artistiche in senso generale a riflettere,  in maniera trasversale o diretta, le inquietudini e le tensioni che di sovente scaturiscono dalla relazione dialettica tra identità e alterità e gli elementi positivi ma, al contrario, perturbanti che la contraddistinguono; quest’ultima può quindi delinearsi come sinonimo di diversità – di genere, religiosa, linguistica, esperienziale, etc. –, irriducibile/negoziabile, ovvero come fondamentale esperienza di conoscenza e riflessione nella formazione dell’Io.

Si vuole indagare la nascita, la formazione, la percezione e lo sviluppo delle idee sulle Alterità, con la A maiuscola. Si propongono alcune linee tematiche, da intendersi in senso puramente orientativo:

  • Rappresentazione letteraria dell’Alterità in età classica, nel Medioevo, in Età Moderna e Contemporanea
  • L’Alterità nel sacro
  • Immagini dell’Altro: il nero, l’ebreo, lo zingaro, il povero, il folle, il malato, il disabile.
  • L’Alterità nei contesti autoritari, nelle società dittatoriali
  • Influenze reciproche e fenomeni di ibridazione fra Io e Altro
  • L’altra metà del cielo: Alterità del femminile
  • L’Alterità come mito
  • L’irriducibile ‘altro’: Alterità negate o non ammesse
  • L’alterità come esercizio di migrazione e/o straniamento
  • L’Alterità nei resoconti di viaggio
  • Geografia/geografie dell’Alterità
  • Per una pedagogia dell’Alterità
  • Figure dell’Alterità accettate, esaltate, oppresse, soppresse, negate, fra letteratura, cinema, teatro, e le altre arti
  • Alterità come alienità nel post-umano

Volendo favorire la multidisciplinarità, sebbene il focus sarà principalmente letterario, cinematografico, linguistico e pedagogico, verranno presi in considerazione anche articoli che affrontano il tema proposto da diverse discipline. I contributi saranno accettati in italiano e in inglese.

Si prega di mandare un abstract in italiano o inglese di massimo 800 parole per proposte di articoli, interviste e recensioni accompagnati da un messaggio email che includa una breve bio-bibliografia dell’autore/autrice (massimo 150 parole) a alteritavolume@gmail.com

Data di consegna dell’abstract di massimo 800 parole: 15 maggio 2020

Notifica dell’accettazione provvisoria: 30 maggio 2020

Data di consegna del saggio completo: 30 settembre 2020.

Ulteriori informazioni verranno fornite al momento dell’accettazione dell’abstract.

Grazie per l’attenzione

Daniele Gallo     Ellen Patat     Daniela Bombara

ENGLISH VERSION

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SPAZI E TEMPI DELL’ALTERITÀ

We are pleased to announce a call for essays for the volume

                                           “Spazi e Tempi dell’Alterità” (temporary title)

coedited by

Daniele Gallo (SSML “P.M. Loria”)

Ellen Patat (Università di Milano)

Daniela Bombara (Università di Messina)

«[…] l’alterità si rivela come senso autentico dell’uomo, liberato dalla violenza del perseverare nel proprio essere; in questo modo il soggetto diventa “sempre più soggetto”, “sempre più uomo”, e, allo stesso tempo, l’Altro diventa “sempre più Altro”, “sempre più uomo”» Gianpaolo Manca (2006) “La metafisica del Dono nel pensiero di E. Lévinas”, La Sapienza della Croce, XXI, 4

«Portare con sé l’altro, sempre e ovunque, chiuso in se stessi, e lì vivere con lui. E non solo con uno, ma con molti. Accogliere l’altro nel proprio spazio interiore e lì lasciare che fiorisca, dargli un posto dove possa crescere e svilupparsi. Vivere davvero insieme all’altro, anche se non lo si vede per anni, lasciare che l’altro ci continui a vivere dentro e vivere con lui, questa è la cosa essenziale» Etty Hillesum (2012). Diario. Milano: Adelphi.

In the phenomenological tradition, the term ‘Alterity’ or ‘Otherness’, which quite intuitively indicates “the state or quality of being other or not oneself” (Hazell 2009, xvii), is conceived as an entity of comparison for the construction of the ‘Self’. Hence, it becomes fundamental for queries on subjectivity and identity – in its declinations: personal, social, cultural and national – and for broader ontological discussions. The ‘Otherness’ is protean, variable in relation to the referent with whom it is determined; “Infatti il concetto stesso di alterità implica un raffronto, ovvero l’esistenza di un’ipseità, e riecheggia la possibilità di una alternativa: il confronto con l’alterità produce una scoperta, un percorso di esplorazione reciproca, una comparazione, una comunicazione […]” (Comoy-Fusaro 2009, 8).

            At this point, if for the philosophical thought the intimate connection and synergy between the self and other-from-the self appears to be consolidated, it must be borne in mind how and how much such a speculative position constitutes a goal for humanity, in contrast to a cultural history interwoven with tensions between identities and diversities. In classical times, it is indeed possible to identify a double movement of anabases and catabases in the perception of the Otherness: at the opposite poles we find the divine, isolated in its superiority and experienced only through mediations, or in an ascent of dangerous hybris (Leopardi in the Zibaldone [2388] observes the threatening and fearful aspect of the depictions of the Other as god, in which primitive man materializes his fears) and the foreigner, the barbarian as a “stammering” inferior being incapable of using language for rationally organizing reality, the slave. The superhuman in the religious field and the subhuman in the social context testify to the irreducible distance between the Self and the Other, which the Christian ideology, in primis, tries to bridge by developing a sense of renewed humanitas and attention to the deviant, finding also correspondence in a social reality and in dynamic politics. From the Middle Ages to the contemporary age, the European civilization (but not soley) is organized and evolves through contacts and exchanges between different cultures, ethnic groups and territories. The traveling cultures (Clifford 1997) of modernity find correspondence in the openness to the ‘foreigner’, which can be easily traced, to give just a few examples, in the works of Boccaccio, Ariosto, in the ‘plural’ thinking of Montesquieu, in the cosmopolitanism of the Enlightenment, in the opening to the Other of Pirandello’s production, and in the will of social commitment of the Neorealism.

            The Freudian discovery of the unconscious grafts the perception of the Otherness in the depths of the Self. If Freud’s thinking still laboriously traces connections between identity and its virtually impenetrable recesses, Jungian psychoanalysis poses the recognition of the Shadow as the founding movement of each individual’s personality, which finds its constitutive element and its uniqueness in the coincidentia oppositorum.

            Postcolonial studies allow us to add a further line of research, which sees in the Other, who is rejected and degraded to an ‘inferior’ being, all that the individual or social body expels from itself as undesirable, projecting it out of the limited perimeter of the Self to strengthen a fragile or compromised identity. This form of defense (since such is the case) precludes the configuration of an enriched identity. A denied and suppressed Alterity belongs, first of all, to the painful memory of the twentieth-century dictatorships. However, it is to be found in today’s racisms, in sexist thinking, which still denies women an equal role in the social context, in the exclusion of the disabled and of the sick. Whereas, the integration of the Other constitutes a pivotal moment in the organization of every democratic society.

            Today’s globalized and ‘liquid’ society seems to eliminate the differences, imposing hybrid and ‘nomadic’ subjectivities, shifting the attention from the representation of the Self and the Other to the path between the two poles, in which the identity is saturated with differences. Braidotti (1995) interprets the human identity as a nomadic journey, marked by the contamination with external, human and non-human, organic and also ‘alien’, technological forces, in an itinerary from the Homo sapiens to the Man of the contemporaneity, which integrates the female, the animal, and the non-living mechanism.

            Yet the refusal of the Other is manifested in ambiguous forms – fatality, economic necessity, irreducibility of violence and exclusion, as shown by the countless massacres and deaths of minority ethnic groups and migrants. These ways of thinking exclude individual responsibility, while, as claimed by Zigmunt Bauman, one of the main theorists of the liquid society, it is necessary to actively transmigrate from societas to the communitas, building a widely shared, innovative system of values, which gives the sense of a common belonging.

            Thus, the contact with the Other, detectable in a diachronic perspective (chronos and kairos), will be the fil rouge of this volume. We want to explore the quite often deforming images of the Otherness that have had strong repercussions on the imagerie culturelle, on imagination and on civil life. It is above all the literary texts, but also the artistic works in general, that reflect, in a transversal or direct way, the anxieties and tensions that often arise from the dialectical relationship between identity and otherness along with the positive but, on the contrary, presenting disturbing elements that distinguish it. The latter can emerge as a synonym of irreducible / negotiable diversity – of gender, religion, linguistic, experiential, etc. -, or as a fundamental experience of knowledge and reflection in the formation of the Self.

We want to investigate the origin, formation, perception and development of ideas about Alterity, with the capital A. Some approximate thematic lines are suggested below:

  • Literary representation of Otherness in the classical age, in the Middle Ages, in the Modern and Contemporary Age
  • The Alterity in the sacred
  • Images of the Other: the black, the Jew, the gypsy, the poor, the insane, the sick, the disabled
  • Otherness in authoritarian contexts, in dictatorial societies
  • Mutual influences and hybridization between I and the Other
  • The other half of the sky: Otherness of the female
  • Otherness as  myth
  • The irreducible ‘other’: denied or not allowed Alterities
  • Otherness as a migration and / or alienation exercise
  • Otherness in travel accounts
  • Geography / geographies of the Otherness
  • For a pedagogy of the Otherness
  • Accepted, exalted, oppressed, suppressed, denied representations of the Alterity between literature, cinema, theater, and other arts
  • Otherness as alienation in the post-human

To encourage a multidisciplinary approach, despite the mainly literary, cinematographic, linguistic, and pedagogical focus, articles that address the proposed theme from different disciplines will also be considered. Contributions will be accepted in Italian and English.

Please send an abstract of a maximum of 800 words in Italian or English for proposals for articles, interviews and reviews accompanied by a message via email that includes a short bio-bibliography of the author / authors (maximum 150 words) to alteritavolume@gmail.com

Submission date of the abstract of maximum 800 words: May 15, 2020

Provisional acceptance notification: May 30, 2020

Complete essay submission date: September 30, 2020

Further information will be provided upon acceptance.

Thank you for your kind attention

Daniele Gallo     Ellen Patat     Daniela Bombara

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO / REFERENCES

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