Associazione Internazionale dei Professori di Italiano – XXII Congresso “La stessa goccia nel fiume” – “Il futuro del passato”. Gli studi di italianistica tra tradizione e modernità (Budapest, 30 agosto – 3 settembre 2016) – Università degli Studi Eötvös Loránd (ELTE)
Ispirazione locale e sete di comunicazione universale, voglia di innovazione e imperativo della comunicabilità sociale, transfer fra strutture culturali diverse – queste sono alcune delle caratteristiche della cultura italiana in vari tempi e spazi, sia dal punto di vista intellettuale e letterario, sia da quello linguistico e tecnologico. Il motto del congresso, “Il futuro del passato” intende suggerire una riflessione sulla dinamica di una dualità che condiziona gli studi d’italianistica nel mondo, basati su decenni e secoli di esperienza e ricerca scientifica, e nello stesso tempo tesi alla continua ricerca di nuove metodologie, approcci, aspetti e contesti.Queste due ottiche, la continuità della tradizione da un lato e l’innovazione permanente dall’altro, in continua interazione, sono gli spunti di analisi, approfondimento e dibattito sulla letteratura, cultura e lingua italiana proposti per l’incontro internazionale di studiosi dell’AIPI che si svolgerà a Budapest e alla cui organizzazione in loco, curata da Endre Szkárosi (ELTE, Budapest),partecipano colleghi, dottorandi, giovani ricercatori, studenti e italianisti di altri atenei ungheresi. L’interessante conformazione urbanistica della città di Budapest, segnata dall’arteria fluviale del Danubio, che separa la collina del nucleo storico di Buda dalla pianura dove sorge l’animata Pest, l’immagine dei ponti che collegano le due parti e della singola goccia che si unisce al corso del fiume, che scorre vigoroso tra insenature e rientranze, si prestano ad accogliere la vivacità del dialogo e del dibattito intellettuale sui temi proposti, tra tradizione e innovazione, per il XXII Congresso dell’AIPI del 2016.
Il Congresso si articolerà in 10 sezioni tra letteratura, cultura, didattica e linguistica. I soci interessati a partecipare con un intervento sono pregati di inviare via mail il titolo e un riassunto (200 parole) ai responsabili delle singole sezioni tematiche entro e non oltre il 31 dicembre 2015 . La selezione delle proposte si effettuerà in base alla pertinenza al tema indicato dalle sezioni. Il congresso è aperto anche a chi non è ancora socio. Per partecipare è necessario effettuare il pagamento della quota sociale per due anni consecutivi (2015-2016) prima dell’apertura del convegno (pagamento elettronico mediante sistema Paypal, effettuabile attraverso il sito). I responsabili delle sezioni si occuperanno della scelta dei relatori (15-20) e cureranno la redazione e pubblicazione degli Atti in singoli volumi, differenziati tematicamente, e a nome dei coordinatori di sezione, nell’ambito delle pubblicazioni del XXII Congresso presso la casa editrice Franco Cesati, con la supervisione del comitato di redazione degli atti dell’AIPI.
Sezione n° 1
Città in movimento: trasformazioni urbanistiche, migrazioni e culture dialettali
A cura di Norbert Mátyus, Lorenzo Marmiroli, Kata Szakál (Budapest)
Durante la storia gli spazi formati dalla coesistenza umana hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della società e della cultura urbana, e funzionavano nello stesso tempo come causa e anche come risultato delle trasformazioni sociali. Il tessuto sociale di una città è in continuo cambiamento, nel contesto urbano i diversi linguaggi e atteggiamenti culturali interagiscono, le migrazioni contemporanee stanno ridisegnando le strutture urbane e linguistiche, mentre l’aspetto multiculturale è anche un elemento storico ed intrinseco delle città europee e italiane. Nella sezione presente apriamo la discussione sulle diverse interpretazioni e sugli aspetti nuovi e storici di questo processo.
Sezione n° 2
Da ieri a oggi: tragitti del Sud nella cultura italiana contemporanea
A cura di Silvia Contarini, Ramona Onnis, Teresa Solis, Manuela Spinelli (Paris-Nanterre)
In maniera non dissimile dall’invenzione dell’Oriente da parte dell’Occidente – operazione ben analizzata da Edward Saïd – negli ultimi secoli si è assistito all’invenzione del Sud (o meglio dei Sud) da parte del/dei Nord. Una categoria del Sud da sempre intrisa di stereotipi culturali fondati su immagini di arretratezza, di inciviltà e di subalternità. Gli Studi Postcoloniali hanno di recente contribuito a mettere in discussione queste costruzioni: già nel 2009 Iain Chambers invitava a una “sfida postcoloniale”, a elaborare una nuova filologia critica del Sud e del Mediterraneo. Per la sua posizione, la sua cultura e la sua storia, l’Italia è oggi agli avamposti di tale sfida.
Si tratterebbe dunque di partire dal/i Sud per concepire una contro-narrazione nella quale il Sud, di ieri e di oggi, si dissemina, decostruisce un’idea di fissità e di sfruttamento, irrompendo nel Nord, destabilizzando e provincializzando una cultura egemone.
Si potrebbe nello specifico riflettere su questi e altri aspetti:
- Le modalità di scrittura con cui il Sud si è disseminato e si dissemina, in altri Sud e nel Nord: forme di scrittura e cultura ibride; ricostruzioni del passato all’insegna del fantastico/magico, dell’ironia o dell’umorismo; scritture plurilingui.
- Come e se nelle opere degli autori italiani del Sud emergano richiami ad altri Sud;
- Come e se il Sud viene percepito e rappresentato da scrittori non meridionali, tra stereotipo culturale e modernità.
- Come la disseminazione del Sud determini nuove figure di straniero e nuovi modi di concepire l’italianità e l’europeità;
- La città del Sud come luogo di oscillazione tra ispirazione locale e desiderio di transnazionalità e universalità; la città del Nord come risultante dalle interazioni con le disseminazioni dei Sud;
Gli interventi affronteranno questioni teoriche o verteranno sulle arti italiane contemporanee (letteratura, cinema, arti figurative etc.).
Sezione n° 3
Guerre, conflitti, violenza: la cultura dell’odio dal Novecento fino all’11 settembre.
A cura di Lorenzo Marmiroli, József Nagy, Vanessa Martore (Budapest)
La Belle Epoque, un periodo unico nella storia dell’Europa e dell’Occidente, caratterizzato da uno sviluppo economico, scientifico e culturale mai visto precedentemente, viene oggi ricordata con nostalgia, come se il 1913 fosse l’ultimo anno di pace. La Grande Guerra sancisce bruscamente la fine del sogno a occhi aperti del mondo occidentale, aprendo con indicibile violenza un Vaso di Pandora da molti ritenuto inoffensivo. Da allora, il Novecento dell’Occidente è stato un susseguirsi di violenza di vario tipo: dalle due guerre mondiali al conflitto in Vietnam, dallo spettro della guerra atomica tra Usa e Urss alla stagione del terrorismo nero e di quello rosso, dalle convulsioni legate al processo di decolonizzazione (Algeria, Ruanda, Mozambico) alle guerre neoimperialiste in Afghanistan e in Iraq, dalla “polveriera d’Europa” dei Balcani fino alle cosiddette primavere arabe, passando per l’11 settembre. Movimenti nazionalisti e indipendentisti vengono sfruttati per generare una cultura dell’odio che evidenzi differenze, disunioni e lacune incolmabili tra popoli vicini, legati da un destino comune a una terra comune. La storia del ‘900 è anche una storia di propaganda della cultura dell’odio e della violenza in ogni forma possibile, come se la Modernità, in cui l’Occidente si è tuffato dopo la “prova del fuoco” della Grande Guerra, fosse caratterizzata anche dal conflitto, dalla distruzione fisica dell’avversario, da uno schema mentale di aut-aut che non ammette di essere contraddetto.
Sezione n° 4
Fiumi reali e immaginari nella letteratura italiana: luoghi, simboli, storie, voci.
A cura di Ulla Schroeder e Franco Musarra (KU Leuven)
Franco.musarra@arts.kuleuven.be
La tradizione letteraria europea, come anche quella italiana, ha dato ampio spazio alla tematica dei ‘fiumi’, i fiumi come luoghi geografici reali, ma anche come luoghi immaginari, mitici o fantastici. Come luogo geografico, un determinato fiume (il Reno, il Danubio, il Po, il Tevere) può collegarsi a certi eventi storici registrati dalla letteratura, ossia alla Storia (nel senso storiografico del termine), ma anche alle “piccole” storie individuali di coloro che si trovano ai margini della Storia, – ossia sulle riva del Fiume. Nell’immaginario letterario il fiume è spesso lo spazio in cui è ambientato un viaggio, per cui può simboleggiare lo scorrere del tempo, il fluire della vita, la dissoluzione o la perdita di sé. Può essere comunque anche un luogo di sosta, di pace e contemplazione. In alcuni casi il fiume è immagine della frontiera, della divisione (tra qui e l’oltre, tra l’io e l’altro), ma anche di unione.
Per la sessione si prevedono interventi che trattino di una di queste tematiche o di tematiche affini, come sono rappresentate sia in narrativa sia in poesia o in testi teatrali. Gli interventi possono essere incentrati su uno scrittore (nella letteratura italiana, di esempi ce ne sono tanti che non è il caso di citare qualcuno), ma possono anche essere trasversali o comparatisti, in quanto dedicati a tematiche condivise da diversi poeti o scrittori di culture diverse (da Dante ai giorni nostri).
Sezione n° 5
L’avanguardia del secondo ‘900 e i linguaggi giovanili dopo il ‘68
A cura di Endre Szkárosi, Krisztián Puskár, Szirmai Anna
La fine della seconda guerra mondiale non solo porta una nuova struttura politica e poi un boom economico per l’Italia, ma anche nuovi conflitti: la radicalizzazione della tensione sociale, una nuova generazione, critica nei confronti dei padri e dei sistemi corrotti, e poi una stagione violenta della lotta armata e del terrorismo di strada. Con il secondo Novecento anche le avanguardie d’inizio secolo diventano storiche e nasce il bisogno di un nuovo linguaggio adatto ad esprimere i conflitti attuali dell’arte e della società italiana. Di questo linguaggio fanno parte i diversi sperimentalismi nel campo della neo-avanguardia letteraria, ma anche del cinema, della musica e dei nuovi generi intermediali. Questa sezione offre una possibilità di studio interdisciplinare delle nuove strategie artistiche del dopoguerra, del ‘68 e del post-sessantotto.
Sezione n° 6
La città italiana come spazio letterario nel contesto mediterraneo (1990 – 2015)
A cura di Srecko Jurisic , Nikica Mihaljevic (Università di Spalato)
Dal punto di vista spazio – letterario il Bel Paese si dà, nell’ultimo quindicennio, come un’entità estremamente fluida per quel che concerne l’identità, la cultura e anche lo stesso territorio, sempre più osmotici, anche se talvolta forzatamente, verso i movimenti di persone ed idee provenienti dal Sud europeo. Stando così le cose l’Italia si pone come lo spazio di discussione tra il Nord e il Sud Europeo e i paesi dell’intero bacino del Mediterraneo, uno spazio che, più di ogni altro, vive inscindibili scontri, dissensi, confronti interni parallelamente a quelli riguardanti il contesto più prossimo, quello mediterraneo. Uno stato di cose simile, di tensione perenne, si riflette inevitabilmente sullo spazio urbano che vive il crampo della conurbazione e del campanilismo contemporaneamente. Ciò, però, non significa affatto che lo spazio letterario italiano sia stato reso instabile al punto da risultare sfuggente ad uno sguardo critico. Piuttosto, esso è mutevole nel più fecondo dei modi: la pluridecennale crisi che lo caratterizza pare fungere da catalizzatore nella percezione di sé di quello spazio come avamposto del Sud e del Mediterraneo a cospetto dell’Europa settentrionale, nel ruolo complesso dell’ottavo nano del G8 e, in contempo, del paese leader, malgré lui, di un Sud europeo in rapida espansione.
La sessione si propone di esaminare la letteratura e la cultura italiane confrontando il contesto micro dello spazio urbano all’inevitabile dimensione macro della mediterraneità, dall’unicità triestina, passando per l’area adriatica e arrivando alle tante città siciliane.
Sezione n° 7
La tradizione “in forma”: la selezione e l’organizzazione di materiali letterari e la (de)costruzione del canone letterario italiano.
a cura di Bart Van den Bossche e Carmen Van den Bergh, Università di Lovanio (KU Leuven – gruppo MDRN).
Bart.vandenbossche@arts.kuleuven.be
Carmen.vandenbergh@arts.kuleuven.be
Attraverso i secoli la nascita e le successive trasformazioni di un’idea di “tradizione letteraria” sono state associate – secondo modalità di volta in volta diverse – alla creazione e alla diffusione di forme collettanee che raccolgono e dispongono una selezione di testi in un repertorio chiamato a rappresentare la “tradizione” o il “canone”. Fra queste “forme della tradizione” si possono annoverare le antologie generali della letteratura, le storie letterarie, ma anche manuali per le scuole, collane editoriali, raccolte di vario genere, dedicate alla letteratura in senso lato o rivolte a un singolo settore, genere, periodo.
Questi macrotesti hanno certamente contribuito alla formazione del canone letterario, ma il loro operato è sempre dipeso da dinamiche istituzionali più generali, legate alle accademie, agli editori, ai centri di potere culturale e politico che a loro volta riflettevano, espandevano o trasformavano in modo radicale (o meno) il canone esistente.
L’obiettivo di questa sessione è di riflettere sull’ampia gamma di generi e forme a vocazione antologica o con una componente antologica. Oltre alle antologie stricto sensu, possono essere prese in considerazione anche storie letterarie (specie in rapporto alla selezione di testi che propongono), canzonieri, raccolte di testi, collane, e via dicendo.
Inoltre la sessione propone di studiare in dettaglio le diverse strategie di selezione, di organizzazione, di valutazione e di comunicazione applicate nelle varie forme collettanee, nonché le funzioni storico-letterarie, culturali e istituzionali alle quali esse sono destinate all’interno della cultura letteraria italiana.
In particolare vanno studiate quali siano le modalità e le interferenze fra storiografia e canonizzazionenella letteratura italiana del Novecento e degli anni Duemila. I contributi possono vertere anche su antologie, repertori o opere a carattere antologico risalenti a periodi precedenti, ma dovrebbero sempre concentrarsi sulla funzione di queste forme nell’ambito del Novecento.
La sessione è aperta sia a riflessioni teoriche sul “genere” che a casi specifici. Eventuali proposte possono trattare:
- Lo spazio dato a pre- e postfazioni di tipo storico o programmatico in varie edizioni “antologiche”.
- Il rapporto fra commento e contestualizzazione in canzonieri o antologie di letteratura (poesia, prosa o forme ibride).
- La funzione e il trattamento concreto di ‘esempi’ e ‘frammenti’ in storie della letteratura.
- I criteri di selezione e di gerarchizzazione dei materiali letterari in manuali per la scuola o per l’università
- Il ruolo (esplicito o implicito) dell’editore o dell’antologista.
- La combinazione di tradizione e rinnovamento, del canone già esistente con voci nuove.
Sezione n° 8
Italia transculturale. Il sincretismo come modello universale italiano
A cura di Dagmar Reichardt (Rijksuniversiteit Groningen), Costantino Maeder (Université catholique de Louvain).
costantino.maeder@uclouvain.be
Focalizzando sui modi della comunicazione universale italiana, sull’aspetto metodologico del transfer culturale e sul motto del congresso “Il futuro del passato”, in questa sezione si vorrà specificare il ruolo del “modello italiano” classico in un contesto internazionale e transculturale e, allo stesso tempo, continuare il recente dibattito teoretico sulla transculturalità come metodo analitico nel campo della letteratura italiana e dell’italofonia (Kleinhans/Schwaderer 2013).
Da quando Leonardo Sciascia (1921-89) coniò il paradigma de La Sicilia come metafora (Sciascia 1979) nella famosa intervista di Marcelle Padovani, il sud (italiano) rappresenta simbolicamente l’idea della verità e dell’universalità – un’idea già espressa da Goethe e altri. Con l’intento di portare avanti il discorso culturale sul sud iniziato da Antonio Gramsci (1891-1937) nell’era della globalizzazione, i lavori di sezione cercheranno di formulare un approccio complementare alla teoria dell’oriente proposta da Edward Said (Said 1978), nata proprio nel periodo in cui Sciascia si impegnò sul piano politico e social-critico europeo.
I contributi per questa sezione potranno focalizzare ogni oggetto di ricerca nell’ambito dell’italianistica che verrà analizzato da una prospettiva comunicativa, decostruttivista, migratoria, postcoloniale e/o transculturale, esaminando criticamente il pensiero stereotipato, eurocentrico o egemoniale, e sottolineando invece un significato di sincretismo, di intesa tra i popoli, di network.
L’unico vero criterio di selezione è che in ogni conferenza si dovrà trattare un caso italiano (letterario, cinematografico, musicale, artistico o altro) che illustri chiaramente l’incontro di almeno tre culture normalmente trattate separatamente e con ciò una sfera intersezionale nella quale si sfumano gli influssi di diverse culture, generando un effetto transculturale.
Si potranno presentare opere, personaggi o casi culturali storici e/o contemporanei (con una preferenza non esclusiva per il periodo dal 1945 a oggi) che reinterpretino concezioni interculturali classiche seguendo le teorie ispirate al concetto contemporaneo pluri-culturale di Wolfgang Welsch (Welsch 1999), compresi i media digitali ma anche altri collegamenti intermediali della letteratura (cinema, immagini, musica, teatro ecc.).
Altresì graditi sono lavori che tentino di offrire nuovi spunti teorici e metodologici che permettono di analizzare fatti letterari complessi e transculturali.
In tal modo si vorrà confermare la funzione sociale della letteratura ovvero integrarla in un nuovo contesto narrativo comparato che illustri – al di là delle frontiere nazionali e ideologiche – i punti di contatto transnazionali, di comunicazione transculturale, di ambivalenza, ibridità, terzo spazio e sincretismo inerenti alla cultura italiana.
Spunti bibliografici:
– Kleinhans, Martha/Schwaderer, Richard (a cura di): Transkulturelle italophone Literatur. Letteratura italofona transculturale, Würzburg: Königshausen & Neumann, 2013.
– Moll, Nora/Rotraud von Kulessa/Dagmar Reichardt/Franca Sinopoli (a cura di): Il caso italiano: violenza, memoria culturale e transculturalità (1990-2015). Atti del convegno a Villa Vigoni, 8.-11-10.2014, (Transcultural Studies – Interdisciplinary Literature and Humanities in the Third Millennium), Frankfurt a.M. et al.: Peter Lang, in corso di stampa (2016).
– Said, Edward: Orientalism, New York: Pantheon, 1978.
– Sciascia, Leonardo: La Sicilia come metafora. Intervista di Marcelle Padovani, Milano: Mondadori, 1979.
– Welsch, Wolfgang: “Transculturality – the puzzling form of cultures today”, in: Spaces of Culture: City, Nation, World, a cura di Mike Featherstone e Scott Lash, London: Sage, 1999, pp. 194-213.
Sezione n° 9
Volgarizzamenti: il futuro del passato
A cura di Roman Sosnowski (Università Jagellonica, Cracovia) e Giulio Vaccaro (Opera del Vocabolario Italiano)
Vogliamo proporre una riflessione sullo studio dei volgarizzamenti, quindi sul passato per eccellenza, proiettandone lo studio di tipo filologico e linguistico nel futuro vicino e lontano.
I volgarizzamenti medievali, umanistici e rinascimentali rappresentano il passato; lo studio di essi può dare un contributo significativo per capire le dinamiche della cultura italiana nel suo periodo di grande fervore. La metodologia degli studi filologici e linguistici dei volgarizzamenti appare ben consolidata nella sua componente scientifica, ma sta anche subendo l’evoluzione legata alla disponibilità di nuove tecnologie.
Ci aspettiamo proposte che riguardano lo studio dei volgarizzamenti medievali e rinascimentali con approcci filologici, linguistici e traduttologici. Sarebbe interessante riflettere anche sugli approcci metodologici da cui prendono le mosse gli studi, all’insegna della continuazione delle metodologie tradizionali da un lato e dell’innovazione dall’altro. Oltre a ciò, sembra molto proficuo indagare nella direzione dell’analisi traduttiva dei volgarizzamenti, filone non sempre sufficientemente sviluppato, dove quindi il futuro dello studio del passato può riservare delle sorprese.
In molti dei progetti sui volgarizzamenti acquisisce un ruolo importante la tecnologia sia in fase di impostazione sia in fase di diffusione dei risultati. I progetti di questo tipo, con la componente tecnologica, sono un punto di incontro tra il passato e il futuro; possono cambiare o lasciare invariate le basi filologiche del progetto, ma in ogni caso permettono maggiore interscambio di risultati e costituiscono interessanti spunti per i futuri progetti. Saranno quindi ben accette anche le relazioni che presentano attuali o futuri progetti di studio dei volgarizzamenti nella loro impostazione tecnologica.
Riassumendo, invitiamo a presentare relazioni sulle prospettive future dello studio del lessico delle traduzioni medievali, sul bilancio degli studi fatti ultimamente e sulla previsione degli scenari futuri nello studio, compresa la riflessione sulle tecnologie e modelli metodologici da adottare.
Sessione n° 10
Nella classe di italiano come lingua seconda/straniera.
Pierangela Diadori (Università per Stranieri di Siena), Carmela D’Angelo (Rijksuniversiteit Groningen)
Questa sezione riguarda la didattica dell’italiano come lingua seconda (in Italia) e come lingua straniera (fuori d’Italia) da un punto di vista sia diacronico che sincronico, con particolare riferimento al contesto della classe. Come sono cambiate le condizioni di apprendimento dell’italiano come lingua non materna nel corso dei secoli e quali sono le innovazioni – metodologiche, sociolinguistiche e culturali – che caratterizzano la didattica di questa lingua nel terzo millennio? Come è cambiato negli anni il profilo dei docenti e quello degli apprendenti (età, provenienza geografica, preconoscenze, motivazioni ecc.)? La classe in presenza, in cui il docente si confronta e interagisce con gli apprendenti nello stesso momento e nello stesso luogo fisico, utilizzando codici verbali e non verbali orali e scritti, si affianca sempre più spesso alla classe virtuale nell’apprendimento online, in cui l’interazione scritta assume un ruolo preponderante. Nuove realtà di tipo socioculturale stanno rendendo sempre più rara la classe monolingue e monoculturale, tanto da spingere i docenti a ripensare il proprio insegnamento anche in un’ottica confrontativa e interculturale.
La formazione dei docenti, sempre più orientata all’osservazione di buone pratiche, alla ricerca-azione, alla collaborazione con i colleghi, si avvale anche delle moderne tecniche di analisi multimodale dell’interazione, secondo i principi dell’analisi conversazionale, della trascrizione del parlato e dicorpora di lezioni videoregistrate. La spinta al mantenimento della diversità linguistico-culturale in Europa ha dato origine negli ultimi 20 anni a documenti programmatici (QCER, PEL, PEFIL ecc.) che hanno avuto eco anche negli altri continenti, influenzando le metodologie didattiche, i materiali per l’apprendimento, le forme di verifica e valutazione, le certificazioni. La crescita esponenziale dei materiali didattici di italiano come lingua non materna comporta un loro utilizzo creativo da parte degli insegnanti che spesso diventano essi stessi autori e sperimentatori. Quali conseguenze hanno tutti questi fenomeni sulla classe di italiano L2/LS? Alla luce dei cambiamenti succedutisi negli anni, e tuttora in fase di evoluzione, quali ‘visioni’ si profilano per il prossimo futuro?
Ci aspettiamo proposte che mettano a fuoco la classe di italiano L2/LS, del presente e/o del passato, con particolare attenzione a queste tematiche:
– Contesti di apprendimento
– Profili di apprendenti e di docenti
– Classe in presenza e a distanza
– Metodologie e tecnologie didattiche
– Tipi di interazione in classe
– Le competenze orali del docente
– I materiali didattici e il loro sfruttamento in classe
– La formazione dei docenti