Convegno internazionale di studi interdisciplinari e di letterature comparate
Firenze, 16-17 novembre 2020 – Corso di Dottorato in Miti Fondatori dell’Europa nelle Arti e nella Letteratura
Università degli Studi di Firenze
Université Paris-Sorbonne (Paris IV)
Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn
Chi pensa più al Carnevale? Nella vita contemporanea credo che siano sempre meno le persone che ricordano o s’accorgono se è Carnevale o Quaresima. Nei libri, invece, mi capita di leggere sempre più spesso riferimenti al Carnevale, come se oggi che è tramontata dalle nostre esperienze dirette questa costumanza si caricasse di tutto il suo significato, diventasse un elemento necessario per comprendere i fondamenti etnologici della civiltà occidentale.
Italo Calvino, Il mondo alla rovescia, 1970
A oltre quarant’anni di distanza, questa riflessione di Italo Calvino ci spinge a fare i conti con una sintomatica tendenza: quanto più il Carnevale sbiadisce tra le celebrazioni che annualmente colorano il nostro immaginario festivo, quanto più, in altri termini, si affievolisce la nostra percezione del Carnevale come ricorrenza, tanto più le teorizzazioni riguardo questa usanza aumentano, quasi come a dar ragione a Hegel nel sostenere che un fenomeno possa venire concretamente razionalizzato e inglobato dal ragionamento filosofico solo a patto che la sua vitalità concreta appartenga ormai al passato. Già il critico russo Michail Bachtin, ponendo l’attenzione sul rito del Carnevale in due suoi celebri studi rispettivamente su Dostoevskij e Rabelais, aveva evidenziato come, dietro a una facciata di solo spasso, il Carnevale celasse un’ambiguità profonda, di natura drammatica, cruenta e quasi dionisiaca. L’amusement si caricherebbe, allora, di tutto quel sostrato violentemente sovversivo che soggiace a ogni desiderio di profondo rinnovamento sociale e spirituale. L’irruzione di aspetti come il “basso”, il “degradante”, lo “scatologico” e il “materiale” del reale ci offrirebbe, insomma, l’immagine intercalante di un modello “paradossale” di società; un’immagine ribaltata del suo ordine, capace di disvelare la fragilità delle norme sociali e di condotta che reggono i rapporti tra gli uomini nell’ordinario della loro quotidianità, e fra questi stessi e qualsivoglia principio di autorità, mondana o ultra-mondana che sia. “Utopia realizzata”, secondo le parole di Bachtin, che celebra la continuità della vita collettiva di fronte alla paura della morte e a ogni forma di potere che limita e opprime. Questa utopia non può che prendere corpo nella dimensione autenticamente popolare della vita di piazza; la quale, organizzandosi attorno al principio dello scherno e del riso, dà diritto a una inaudita forma di franchezza e alla libertà di parola consentita solo al più festoso e buffonesco dei contesti sociali. Dietro queste considerazioni critiche, possiamo intravedere sempre più nettamente la funzione mitizzante di cui Bachtin vorrebbe rivestire il Carnevale: ci troveremmo, in questo caso, di fronte a una tematica ricorrente che, per quanto – o perché – non più attiva nell’esperienza quotidiana, fa sentire ancora il suo influsso nella letteratura e nelle arti, tanto da poter a ragione costituire uno di quei taciti pilastri su cui la cultura europea e occidentale stessa potrebbe essersi edificata. Le diverse (e simili a un tempo) sfaccettature che il medesimo rito riveste nel contesto dei maggiori paesi europei – dal Carnaval francese alla Fastnacht tedesca, ma non solo – provano l’ubiquità di questo “mito” nelle nostre diverse culture; ubiquità che si riflette nella gigantesca mole di opere letterarie e artistiche che hanno (sia in maniera programmatica, sia tangenziale) toccato questo tema. Dal teatro buffonesco e farsesco alla grande tradizione della Commedia dell’Arte italiana; dalle osservazioni di Goethe sul Carnevale Romano alla musica di Schumann (Carnaval, op. 9) o di Saint-Saëns (Le Carnaval des Animaux); per arrivare alla pittura di Bruegel, Monet, Pissarro e Elrond; sono veramente moltissimi gli autori che si sono confrontati con la fascinazione del Carnevale. Scopo del convegno è raccogliere materiali inediti per l’analisi o la rielaborazione di questo mito, gettando un ponte tra le più svariate prospettive di lettura in campo umanistico: letteratura, storia, storia dell’arte, filosofia, musicologia, antropologia, etnologia, psicologia, sociologia, storia del cinema, studi interculturali, studi di genere, linguistica.
Ecco alcuni possibili percorsi di indagine:
• Da dove sorge l’esigenza sociale profonda del Carnevale e quali temi e motivi ha depositato nella nostra eredità culturale e artistica?
• Con riferimento alla rappresentazione del Carnevale in letteratura, nel cinema e nelle arti figurative, in che modo il grottesco, la satira, la parodia e le altre forme artistiche legate al riso si imparentano all’esperienza della festa carnevalesca? • Dove il Carnevale cessa di essere puro “rito” e diventa invece “mito” o “processo” attraverso il quale le stesse categorie artistico-letterarie vengono messe in discussione e rovesciate?
• Quali sono la natura e le implicazioni filosofiche, sociali, culturali e politiche di questa “vita altra” che si instaura durante il Carnevale? A cosa è dovuta la sua perdita di rilevanza a partire da un certo periodo storico? Può nella società contemporanea realizzarsi qualcosa di simile? È davvero il Carnevale un fenomeno “in crisi”?
Il convegno si svolgerà il 16 e 17 novembre, presso l’Università degli Studi di Firenze, piazza Brunelleschi 4, nella Sala Comparetti.
Si richiede, ai fini della proposta, un abstract di 300-500 parole, redatto preferibilmente in italiano, francese, o tedesco (è accettato l’inglese), accompagnato da una breve presentazione dell’attività scientifica del/la candidato/a.
L’abstract e la presentazione devono essere inviati all’indirizzo di posta elettronica callcarnevale2020@gmail.com entro il 1° giugno 2020.
I testi completi delle proposte accettate devono essere inviati entro massimo il 31 agosto 2020, prima dello svolgimento del convegno, così da poter essere sottoposti a peer review e pubblicati su LEA – Lingue e Letterature d’Oriente e d’Occidente entro dicembre 2020.
È previsto un rimborso parziale delle spese di soggiorno.
https://oajournals.fupress.net/index.php/bsfm-lea/announcement/view/29
Du rite au mythe: le Carnaval dans la culture européenne
Colloque international d’études interdisciplinaires et de littérature comparée
Florence, 16-17 novembre 2020 –
Doctorat en Mythes Fondateurs de l’Europe dans les Arts et la Littérature
Qui songe au Carnaval de nos jours ? Dans la vie contemporaine, je crois qu’il y a de moins en moins de personnes qui se souviennent ou s’aperçoivent du Carnaval ou di Carême. Dans les livres, en revanche, il m’arrive de lire de plus en plus fréquemment des références au Carnaval, comme si, maintenant que cette coutume avait disparu de nos expériences directes, elle prenait tout son sens, devenait un élément nécessaire pour comprendre les fondements ethnologiques de la civilisation occidentale.
Italo Calvino, Il mondo alla rovescia, 1970; notre traduction
Cette réflexion d’Italo Calvino nous invite à tenir compte d’une tendance importante : plus le Carnaval s’estompe parmi les célébrations qui colorent notre imaginaire festif – en d’autres termes, plus notre perception du Carnaval comme fête s’affaiblit – plus les théorisations sur cette tradition augmentent, comme pour donner raison à Hegel lorsqu’il soutient qu’un phénomène ne peut être rationalisé et inclus dans le raisonnement philosophique que si sa vitalité concrète appartient déjà au passé. L’écrivain russe Mikhaïl Bakthine, en mettant l’attention sur le rite du Carnaval dans deux de ces études (sur Dostoevskij et sur Rabelais), avait déjà souligné comment, derrière une façade de pur divertissement, le Carnaval cachait une ambiguïté de fond, de nature dramatique, violente et presque dionysiaque. L’amusement se trouve, alors, chargé de ce substrat violemment subversif qui est le fondement de tout désir de profond renouvellement social et spirituel. L’irruption d’éléments comme le « bas », le « dégradant », le « scatologique » et le « matériel » du réel, nous offre l’image intercalaire d’un modèle de société paradoxale ; une image de l’ordre social renversée, capable de dévoiler la fragilité des normes et des mœurs qui déterminent les rapports entre les hommes dans leur vie quotidienne, et parmi lesquelles le principe d’autorité, mondaine ou ultramondaine. Il s’agit, d’après les mots de Bakhtine, d’une « utopie réalisée » qui célèbre la continuité de la vie collective face à la peur de la mort et à toute forme de pouvoir qui limite et assujettit. Cette utopie ne peut se matérialiser que dans la dimension authentiquement populaire de la vie dans la place publique : celle-ci, organisée autour du principe de la raillerie et du rire, donne lieu à une forme inédite de franchise et à une liberté de parole autorisée uniquement par un contexte social de fête et de bouffonnerie. Derrière ces considérations critiques, il est possible de percevoir toujours plus nettement la fonction de mythisation dont Bakhtine voudrait revêtir le Carnaval : il s’agirait, dans ce cas, d’une thématique fréquente qui, bien que – ou parce que – elle n’est plus active dans l’expérience quotidienne, fait sentir encore son influence dans la littérature et dans les arts, jusqu’à pouvoir constituer un de ces piliers tacites sur lesquels la culture européenne et occidentale s’est peut-être édifiée. Les diverses facettes (non exemptes de ressemblances) que ce rite présente dans le contexte des plus grands pays européens – du Carnaval français à la Fastnacht allemande, mais pas seulement – démontrent l’ubiquité de ce « mythe » dans nos différentes cultures ; ubiquité qui se réfléchit dans le volume gigantesque d’œuvres littéraires et artistiques qui ont abordé ce thème de façon programmatique ou tangentielle. Du drame bouffon à la farce et à la grande tradition de la Commedia dell’Arte italienne, des observations de Goethe sur le Carnaval de Rome aux compositions de Schumann (Carnaval, op. 9) et de Saint-Saëns (Le Carnaval des Animaux), jusqu’à la peinture de Brueghel l’Ancien, Monet, Pissarro et Elrond, le Carnaval a fasciné de nombreux auteurs. Le but de ce colloque est de recueillir et de combiner des idées innovatrices pour l’analyse ou la reformulation de ce mythe, en créant un pont entre les perspectives de lecture les plus diverses dans le domaine des humanités : littérature, histoire, histoire de l’art, philosophie, anthropologie, ethnologie, psychologie, histoire du cinéma, études interculturelles, études de genre, linguistique.
Voici quelques pistes d’analyses possibles :
• D’où vient la profonde exigence sociale du Carnaval et quels sont les thèmes et les motifs que cette tradition a fait émerger dans notre héritage culturel et artistique ?
• Faisant référence à la représentation du Carnaval dans la littérature, dans le cinéma et dans les arts figuratifs, de quelle façon le grotesque, la satire, la parodie et les autres formes artistiques du rire sont-ils liés à cette fête ?
• À quel point le Carnaval cesse-t-il d’être seulement un « rite » pour se faire « mythe » ou « processus » à travers lequel les catégories artistiques et littéraires elles-mêmes sont mises en discussion ou renversées ?
• Quelle est la nature et quelles sont les implications philosophiques, sociales, culturelles et politiques de cette « vie autre » qui s’instaure pendant le Carnaval ? Quelle est la raison de la perte d’intérêt pour cette tradition à partir d’une certaine période historique ? Un phénomène semblable dans la société contemporaine peut-il se réaliser ? Le Carnaval est-il vraiment un phénomène en crise ?
Le colloque se déroulera du 16 au 17 novembre à l’Università degli Studi di Firenze, piazza Brunelleschi 4, dans la salle « Sala Comparetti ».
Pour la proposition de communication, un abstract de 300-500 mots est demandé. Ce dernier devra être rédigé de préférence en italien, français ou allemand (l’anglais est accepté) et devra être accompagné d’une brève présentation de l’activité scientifique du/de la candidat/candidate. L’abstract et la présentation sont à envoyer à l’adresse callcarnevale2020@gmail.com avant le 1er juin 2020.
Les textes complets des propositions acceptées devront nous parvenir le 31 août 2020 au plus tard, avant le déroulement du colloque, afin de pouvoir les soumettre à une relecture.
Le colloque donnera lieu à une publication sur la revue LEA – Lingue e Letterature d’Oriente e d’Occidente en décembre 2020. Un remboursement partiel des dépenses lors du séjour est prévu.
Voir le site web:
https://oajournals.fupress.net/index.php/bsfm-lea/announcement/view/29
Zwischen Ritus und Mythos: Karneval in der europäischen Kultur
Internationale Tagung für interdisziplinäre Studien und vergleichende Literaturwissenschaft Florenz, 16-17 November 2020 – Graduiertenkolleg “Gründungsmythen Europas in Literatur, Kunst und Musik”
Wer denkt noch an Karneval? Ich glaube, dass sich im gegenwärtigen Leben immer weniger Personen an den Karneval oder an die Fastenzeit erinnern oder davon Notiz nehmen. In den Büchern hingegen begegnen mir immer häufiger Bezugnahmen auf den Karneval, so als ob dieser Brauch heute, da er aus unserem direkten Erleben in der Versenkung verschwunden ist, seine ganze Bedeutung entfalte und als ein notwendiges Element erscheine um die ethnologischen Grundlagen der okzidentalen Kultur zu verstehen.
Italo Calvino, Il mondo alla rovescia, 1970; unsere Übersetzung
Diese vor knapp vierzig Jahren geäußerte Beobachtung Italo Calvinos lenkt die Aufmerksamkeit auf eine auffallende Tendenz: Je mehr der Karneval zwischen den jährlichen Feierlichkeiten, die unsere Kultur prägen, verblasst, je mehr unsere Wahrnehmung vom Karneval als jährliches populäres Fest verschwimmt, desto mehr theoretische Überlegungen werden zu diesem Brauchtum vorgenommen. Es scheint fast eine Entsprechung zur hegelianischen These vorzuliegen, die besagt, dass ein Phänomen nur dann konkret von der philosophischen Ratio erfasst werden kann, wenn seine Lebenskraft der Vergangenheit angehört. Auch Michail Bachtin hat mit seinen Untersuchungen zur europäischen Literatur von Rabelais bis Dostojewskij auf die grundlegende Ambiguität dieses Phänomens hingewiesen. Laut Bachtin verbirgt der Karneval hinter seiner scherzhaften Fassade ein höchst dramatisches, heftiges und nahezu dionysisches Wesen. Das Amüsement lädt sich dabei mit dem subversiven Substrat auf, welches die Basis für jedes Verlangen nach tiefgreifender gesellschaftlicher und spiritueller Veränderung bildet. Aspekte wie der Wechsel zwischen Erhöhung und Erniedrigung, Exzentrizität, Skatologie oder die pure Materialität der Realität skizzieren ein Bild einer paradoxalen Gesellschaft, bzw. ein Bild der umgekehrten sozialen Ordnung, das die Fragilität der herrschenden Normen und Sitten, sowie jeglicher Autorität, sei sie mondän oder geistlich, aufzudecken im Stande ist. Der Karneval erscheint laut Bachtin als eine realisierte Utopie, die die Fortdauer des kollektiven Lebens, der vermeintlichen Freiheit, sowie des vermeintlichen Überflusses gegenüber der Angst vor dem Tode, Mangel und vor jeder unterdrückenden Macht feiert. Diese Utopie kann sich einzig und allein in der populären Hauptarena der karnevalistischen Handlungen konkretisieren: dem öffentlichen Platz. Der Karneval ermöglicht auf dem öffentlichen Platz eine einzigartige Form der Offenheit und der autorisierten Ausdrucksfreiheit, in der sich die Prinzipien der Bejahung (Triumph) und der Verneinung (Spott), der Parodie und des „universellen Lachens“ vereinen. Über diese grundlegenden Bemerkungen hinaus kann auf Bachtins Begriff der „Karnevalisierung“ als mythologisierender Prozess zurückgegriffen werden. Obwohl, oder gerade weil, der Karneval im kulturellen Leben der europäischen Bevölkerung eher an Bedeutung verliert als gewinnt, ist sein Einfluss auf die Kunst und Literatur umso spürbarer. Die verschiedenen und doch strukturell ähnlichen Brauchtümer der unterschiedlichen Länder verdeutlichen die Allgegenwart dieses Phänomens in Europa. Es handelt sich dabei um eine Allgegenwart, die sich besonders in einer schier unüberschaubaren Masse von „karnevalisierten“ Werken in Kunst, Musik und Literatur niederschlägt. Vom bedeutenden Einfluss der Commedia dell’Arte zum Fastnachtsspiel, zum théâtre bouffon, zur Farce, bis zu Goethes Beobachtungen zum Römischen Karneval, von Schumanns Komposition Carnaval über Saint-Saëns Le Carnaval des animaux bis zur Malerei Bruegels des Älteren, Monets, Manets, Pissarros – Die Autoren, Komponisten und Künstler, die sich vom Karneval inspirieren ließen sind zahlreich. Das Ziel der Konferenz ist es, neuartige Perspektiven, Ideen und Ansätze zum Thema Karneval und Karnevalisierung auszuloten und zu kombinieren. Eine explizit interdisziplinäre und internationale Ausrichtung der Konferenz ist erwünscht. So werden Themenvorschläge aus Literaturwissenschaft, Kunstgeschichte, Film- und Musikwissenschaft, Geschichte, Philosophie, Anthropologie und Psychologie begrüßt.
Mögliche Achsen der Analyse wären beispielsweise:
• Woher kommt das soziale Bedürfnis nach dem Karneval? Ist es heute noch vorhanden?
• Kommt es tatsächlich zu einer Abnahme der Bedeutung des Karnevals? Und wenn ja, warum?
• Welche Motive und Strukturen kehren im gemeinsamen europäischen Kontext immer wieder?
• Inwiefern sind die Gattungen Satire, Groteske und Parodie mit dem Karneval verbunden?
• Wo und wie vollzieht sich der Wandel des Karnevals vom Ritus zum Mythos oder Prozess?
• Wie ist das Wesen dieser Utopie des „anderen Lebens“ des Karnevals philosophisch, soziologisch, kulturell oder politisch zu erklären?
Die Konferenz findet am 16. und 17. November in der Università degli Studi di Firenze, piazza Brunelleschi 4 im Raum „Sala Comparetti“ statt.
Es wird um ein kurzes abstract von 300 bis 500 Wörtern auf Deutsch, Italienisch oder Französisch, sowie um eine kurze Vorstellung der wissenschaftlichen Aktivität gebeten.
Das abstract kann bis zum 1. Juni 2020 an die folgende Adresse geschickt werden: callcarnevale2020@gmail.com.
Die ausgewählten Vorträge müssen daraufhin bis zum 31. August 2020 eingeschickt werden, um im peer review Verfahren für die Veröffentlichung in der Zeitschrift LEA – Lingue e Letterature d’Oriente e d’Occidente im Dezember 2020 bestätigt zu werden.
Eine partielle Kostenerstattung ist vorgesehen.
https://oajournals.fupress.net/index.php/bsfm-lea/announcement/view/29