Convegno internazionale
«Non poteva staccarsene senza lacerarsi». Per una genealogia del romanzo familiare italiano
(Università di Pisa, 14-15 novembre 2019)
Call for papers
«Non poteva staccarsene senza lacerarsi»: con questa frase di Menzogna e sortilegio, Elsa Morante cattura icasticamente la dialettica tra famiglia e individuo che è alla base del romanzo familiare. Ma cos’è esattamente il romanzo familiare? Può essere legittimamente considerato un genere letterario? Se sì: quando nasce? Come si sviluppa? Quali sono i suoi modi e le sue forme? È possibile individuare una tradizione specifica del genere all’interno del contesto italiano? Sono domande cui non è facile rispondere, soprattutto a causa della scarsa attenzione che la critica ha finora accordato all’argomento. Lo scopo delle due giornate di studi è tentare di dare una prima soluzione a questi problemi, concentrandosi soprattutto sul panorama italiano, ma aprendo la prospettiva anche a interventi di taglio comparatistico e interdisciplinare. A fare da guida alla duplice ottica teorica e storiografica del convegno contribuiranno gli interventi di studiosi come Marina Polacco e Alessio Baldini – le cui ricerche costituiscono dei riferimenti chiave sul tema – nonché la partecipazione della sociologa Chiara Saraceno. Individuare le opere, riconoscerne i topoi, i modi e le costanti, delineare una periodizzazione: questi gli obiettivi attraverso cui l’iniziativa del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa si propone di offrire le coordinate per tracciare una genealogia del romanzo familiare italiano.
Descrizione e obiettivi
Se pensiamo ai vari generi letterari, soprattutto narrativi (Bildungsroman, romanzo storico, autobiografia, noir, poliziesco ecc.), che in diverso modo sono stati oggetto di ricerche approfondite da parte dei teorici e dei critici della letteratura, sorprende particolarmente la scarsa attenzione dedicata al romanzo familiare. È una categoria che applichiamo a certi testi in modo quasi intuitivo, a differenza di altre ben più analizzate e discusse; e tuttavia pochissimi sono stati sino a oggi gli studi sul tema, nonostante l’evidente presenza di una serie numerosa di testi riconducibili a questo genere. Dopo il pionieristico lavoro di Yi-Ling Ru (1992), solo l’articolo di Marina Polacco (2005) ha affrontato il problema in modo significativo, interrompendo un silenzio pressoché totale da parte della critica. D’altro lato, però, oggi sembra profilarsi un cambiamento di rotta in questo campo, anche grazie all’influenza degli studi culturali in ambito anglosassone, da cui sono in parte scaturiti i lavori di Jobst Welge (2015) e Alessio Baldini (2016, 2019). Un rinnovato interesse confermato dal recente convegno tenutosi a Napoli nel 2016, i cui risultati sono poi confluiti nel numero monografico della rivista «Enthymema» (Abignente, Canzaniello, 2017).
Su queste basi, tre sono gli ordini di problemi che su tutti si pongono. Quando nasce e si sviluppa il romanzo familiare? È possibile – partendo da riflessioni teoriche e da analisi approfondite di testi letterari – delineare una genealogia del genere? Qual è il potenziale ermeneutico di questa categoria letteraria e storiografica: essa è davvero necessaria per comprendere meglio i testi che ne fanno parte?
Di seguito, alcuni dei nodi problematici (da intendersi come suggerimenti e linee di ricerca non esclusive):
- Questioni teoriche: che cosa è il romanzo familiare? «La narrazione di una storia familiare lungo più generazioni», secondo la definizione di Polacco, che ci pone subito di fronte a uno dei nodi centrali della questione: la necessità di individuare dei criteri il più possibile rigorosi in base ai quali determinare i testi che possono essere ricondotti a questo genere. Se infatti è vero che l’ovvia conditio sine qua non di inclusione è la presenza della famiglia «come protagonista collettivo del racconto» e la conseguente «subordinazione dell’individuo all’identità familiare collettiva», d’altra parte questo non può essere considerato come l’unico criterio discriminante. Se pensiamo per esempio ai Buddenbrook, uno dei modelli più rappresentativi del genere, sorge la necessità di interrogarsi su quanto sia determinante l’estensione diacronica e la narrazione dettagliata delle varie generazioni (almeno tre, secondo Polacco). È necessario che venga raccontato un arco temporale molto vasto e che a ogni singola generazione sia riservato uno spazio se non uguale comunque significativo perché si possa parlare di romanzo familiare? Oppure è sufficiente che all’interno della famiglia si instauri una dialettica tra generazioni in grado di rendere evidente uno scarto temporale e assiologico indipendentemente dall’effettiva estensione diacronica del racconto? Perciò potrebbe risultare interessante distinguere tra un’accezione ristretta e una allargata di romanzo familiare, riconducendo alla prima esempi paradigmatici del genere come Cento anni, I Viceré e Menzogna e sortilegio, e alla seconda I Malavoglia, Gli indifferenti e Il Gattopardo.
- Storicizzazione del genere: sottolineare la propria ascendenza genealogica è da sempre un gesto fondamentale nella creazione dell’identità dell’individuo. Nella storia del novel, è proprio questa esigenza a gettare le basi per la nascita del romanzo familiare. Tra Settecento e Ottocento, avviene il progressivo passaggio dalla famiglia tradizionale a quella nucleare moderna, causato anche da radicali ridefinizioni di ordine politico-istituzionale (in particolare la Rivoluzione francese). La dialettica tra famiglia e individuo viene così rimodulata sotto i colpi di un’inedita richiesta di autonomia da parte di quest’ultimo. Molto dopo, il romanzo familiare registra il cambiamento facendo della famiglia l’orizzonte, spesso claustrofobico, in cui esistono (e collassano) tutte le relazioni interpersonali. In questo quadro, si pongono diverse questioni. In primis, andrebbero individuare le ragioni storico-sociali e letterarie che hanno determinato la nascita e il consolidamento del genere durante la seconda metà dell’Ottocento: come e quando nasce il romanzo familiare? Che rapporto intercorre tra il suo emergere e l’evoluzione del novel? O ancora, se pensiamo al consolidamento del genere tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia, si potrebbe riflettere sui contemporanei modelli stranieri e quelli italiani passati e, contemporaneamente, sulla fortuna di un genere fondamentalmente «pessimista» (Polacco, 2005): che questo non ci restituisca anche, indirettamente, l’immagine di un’Italia post-unitaria fortemente disincantata? Un ulteriore punto di interesse è rappresentato dalla particolare situazione che si registra nel Novecento inoltrato: da una parte, ci si può interrogare sulla quasi totale scomparsa di questa forma nella letteratura alta (Volponi, Sciascia, Pasolini, Calvino ecc. non praticano il genere), dall’altra sull’opposta fortuna soprattutto in ambito paraletterario, cinematografico (Gruppo di famiglia in un internodi Visconti, 1974; La famiglia di Scola, 1987) e televisivo (la serie Romanzo famigliare, 2018).
- Topoi e costanti tematiche: che cosa significa porre la famiglia al centro del progetto romanzesco? Quali ripercussioni ha questa scelta nella selezione del materiale narrativo e nella sua gestione? Se è evidente come a una predilezione della famiglia rispetto all’individuo debba corrispondere una narrazione polistoricae costantemente mobile (in cui a prevalere non sia un singolo punto di vista), meno manifeste possono risultare alcune costanti di ordine narratologico e, soprattutto, tematico. Punto di partenza potrebbe essere la tendenza del romanzo di famiglia a contrapporre estensione temporale e chiusura spaziale. Da qui il predominio del cronotopo per eccellenza del genere: la casa, allo stesso tempo teatro dove si consumano le dissoluzioni di famiglia e museo che ne testimonia allegoricamente il prestigio o il declino. In quest’ottica, risulta interessante analizzare le differenti declinazioni che assume la dimora nel corso della storia del romanzo familiare dall’Ottocento alla contemporaneità. Oppure, data la già citata dimensione collettiva del genere, discutere e analizzare i personaggi non di per sé ma alla luce dei tipi di relazioni che tra essi si instaurano secondo determinati modelli (es. conflitto padre/figlio), assecondando lo statuto epistemologico del genere per cui l’identità non è più individuale ma diventa relazionale.
Queste riflessioni hanno lo scopo di offrire una pista di indagine e non vanno dunque considerate vincolanti. Saranno infatti accolte proposte e approcci in diverso modo inerenti al tema: analisi testuali di singoli romanzi, riflessioni teoriche, confronti con altri generi o tradizioni romanzesche, analisi di alcune costanti in relazione a questo particolare genere.
Strutturazione del convegno
Comitato organizzatore
Filippo Gobbo (Università di Pisa)
Ilaria Muoio (Università di Pisa)
Gloria Scarfone (Università di Pisa)
Comitato scientifico
Riccardo Castellana (Università di Siena)
Valeria Cavalloro (Université de Genève)
Raffaele Donnarumma (Università di Pisa)
Francesca Fedi (Università di Pisa)
Sergio Zatti (Università di Pisa)
Keynote speaker
Alessio Baldini (University of Leeds)
Marina Polacco (IPSSAR Matteotti, Pisa)
Chiara Saraceno (Collegio Carlo Alberto, Torino)
Riferimenti bibliografici
Elenco indicativo di possibili romanzi:
Giuseppe Rovani, Cento anni (1859)
Giovanni Verga, Malavoglia (1881)
Federico De Roberto, I viceré (1894)
Luigi Pirandello,I vecchi e i giovani (1913)
Alberto Moravia, Gli indifferenti (1929)
Elsa Morante, Menzogna e sortilegio (1948)
Riccardo Bacchelli, Il mulino del Po (1957)
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo (1958)
Salvatore Satta, Il giorno del giudizio (1977)
Antonio Tabucchi, Piazza d’Italia (1975)
Rosetta Loy, Le strade di polvere (1987)
Clara Sereni, Gioco dei regni (1993)
Giorgio Van Straten, Il mio nome a memoria (2000)
Carmine Abate, Tra due mari (2002)
Alessandro Piperno, Con le peggiori intenzioni (2005)
Mariolina Venezia, Mille anni che sto qui (2006)
Teresa Ciabatti, Il mio paradiso è deserto (2013)
Laura Benedetti, Un paese di carta (2015)
Romano Luperini, La rancura (2016)
Michele Mari, Leggenda privata (2017)
Principali testi critici di riferimento:
Abignente, Canzaniello (a cura di) (2017), Il romanzo di famiglia oggi, numero monografico, «Enthymema», 20.
Baldini A.(2016), Il Gattopardo di Lampedusa come saga familiare: realismo modernista ed erosione dell’orizzonte della famiglia patriarcale, in «Allegoria», 70-71, pp. 24-66.
Baldini A.(2019), The Family Saga in Italian Literature [book proposal in preparation, manuscript to be submitted to the Palgrave MacMillan, Italian and American Italian Studies Series in 2019].
Calabrese S.(2004), Cicli, genealogie e altre forme di romanzo totale nel XIX secolo, in Franco Moretti (a cura di) Il romanzo, IV, Torino, Einaudi, pp. 611-640.
Freud S.(1908), Il romanzo familiare dei nevrotici (1908), in I, Tutte le opere, vol. 5, edizione diretta da Cesare Luigi Musatti, Torino, Boringhieri, pp. 487-474.
Polacco M.(1999), Il romanzo come allegoria del male: I Viceré, in Quindici episodi del romanzo italiano (1881-1923), a cura di Federico Bertoni e Daniele Giglioli, Bologna, Pendragon.
Polacco M.(2005), Romanzi di famiglia, per una definizione di genere, «Comparatistica», XIII, pp. 95-125.
Polacco M.(2010), Tra storia e romance: «Cent’anni» di Giuseppe Rovani, in I colori della narrativa. Studi offerti a Roberto Bigazzi, a cura di Andrea Matucci e Simona Micali, Roma, Aracne.
Welge J.(2015), Genealogical Fictions: Cultural Periphery and Historical Change in the Modern Novel, Baltimore, John Hopkins University Press.
Ru Y.-L.(1992), The Family Novel. Toward a Generic Definition, Peter Lang, New York.
Indicazioni e modalità di partecipazione
Il convegno si svolgerà a Pisa il 14 e il 15 novembre 2019. Gli interessati sono invitati a mandare un abstract, in italiano o in inglese, all’indirizzo romanzofamiliare2019@gmail.com, entro il 9 settembre 2019. L’abstract dovrà essere presentato in formato PDF e dovrà riportare: nome, cognome, Università di appartenenza, titolo dell’intervento, descrizione della lunghezza massima di 2000 battute (spazi inclusi). L’abstract, inoltre, dovrà essere corredato di una nota bio-bibliografica di circa 1000 battute. Ogni partecipante è invitato a rispettare la durata massima di trenta minuti per il proprio intervento, di cui si prevede in seguito la pubblicazione. Il comitato organizzatore provvederà a comunicare tramite e-mail l’accettazione delle singole proposte entro il 22 settembre.
Il comitato organizzatore
Filippo Gobbo, Ilaria Muoio, Gloria Scarfone