La parola narrare sembra ormai aver perso il suo vero significato, sostituita come viene spesso da un semplice raccontare. Narrare infatti non si riferisce ad un semplice racconto o relazione di eventi. L’etimologia della parola narrare indica la sua affinità con il latino °gnarus° – consapevole e con il verbo gnarigare – conoscere: la presenza della radice gna in ambedue i lessemi connota un esperto, una persona informata. Narrare significherebbe quindi far conoscere raccontando, esporre al fine di dar notizia e di far capire.
Narrare nel passato aveva assunto un significato molto più profondo di un dilettevole intrattenimento in presenza del pubblico o diretto ad un lettore. Infatti, la narrazione è stata lo strumento principale della costruzione e della trasmissione del sapere logico: si memorizza meglio quello che si è in grado di raccontare. Le grandi narrazioni, come sostiene François Lyotard, hanno costituito per secoli il fondamento del processo della trasmissione ed elaborazione del sapere nelle società occidentali più evolute. La loro decostruzione costutisce il punto focale nel passaggio tra il moderno e il postmoderno.
Oggigiorno si nota, nei confronti del concetto di narrazione, un’incogruenza. Da una parte si contesta la sua validità come strumento dell’acquisizione del sapere (fine delle grandi narrazioni secondo Lyotard); dall’altra parte la tecnica narrazionale si diffonde sempre di più in molti campi di ricerca. Infatti, a partire del narrative turn degli anni Ottanta l’interesse per la narrazione si estende a dismisura, coinvolgendo neuroscienziati, biologi, filosofi e psicologi (Jerome Bruner, Mark Turner) e sociologi (concetto di homo narrans di Walter R. Fisher), portando all’affermazione che la narrazione non sia un semplice mezzo di comunicazione o di espressione artistica bensì uno strumento di pensiero e dell’organizzazione dell’esperienza. Siamo ormai in una nuova fase degli studi sulla narrazione, che vede superati sia l’approccio formale e strutturalista (Propp, Todorov, Brémond, Barthes, Gennette), sia quello intento allo studio semiotico (Greimas, Eco) e perfezionato negli Anni Ottanta con le ricerche di Chatman, Bal e Prince. Invece gli Anni Novanta costituiscono una vera e propria svolta definita come approccio narratologico post – classico, concentrato sugli studi cognitivi. L’approccio cognitivista agli studi narrativi mira al superamento delle limitazioni dello strutturalismo attraverso l’apertura interdisciplinare che oltrepassa la definizione classica della narrazione, ristretta alle sole manifestazioni verbali.
L’atto di narrare mette a fuoco la relazione entro tra i suoi partecipanti: si narra sempre a qualcuno per renderlo consapevole della storia raccontata o delle verità esposte, per modificarne il comportamento, il grado di consapevolezza ecc. La narrazione di per sé esclude l’individualismo e la solitudine o la separazione. Gli approcci narratologici sulla figura del narratore si possono pure riassumere in due atteggiamenti contrastanti: da una parte le teorie comunicazionali e dall’altra quelle poetiche. Le prime privilegiano il rapporto narratore – narratario, definendolo in chiave di comunicazione come un rapporto costitutivo del plot. Le teorie non-comunicazionali invece mettono a fuoco la valenza retorica della narrazione, che nasce dalla fusione dialettica della forza persuasiva-argomentativa e quella della bellezza estetica (Fisher 1986).
La narrazione veicola anche un momento di sospensione del presente e di evasione dalla realtà. Si narra sempre post factum, trasferendosi nel passato storico o mito, o ci si proietta nel futuro immaginabile o inimmaginabile/probabile o improbabile. Da lì anche nasce la quantità inesauribile dei contenuti narrativi: autobiografici, storici, fantastici, realistici ecc.
Mossi dal desiderio di riflettere, nel prossimo numero delle Romanica Silesiana (la cui pubblicazione è prevista per la prima metà del 2020), sull’eterno eppur tanto controverso fenomeno della narrazione, proponiamo i seguenti nuclei tematici di orientamento:
- funzione delle narrazioni: informativa – comunicativa – interpretativa/persuasiva – estetica – ludica – dialettica
- validità della narrazione in quando arte di raccontare rendendo consapevoli – narrazione come strumento cognitivo/logico
- narrazione come strumento della trasmissione del sapere: antropologico, sociologico, psicologico, storico ecc.
- struttura della narrazione (canonica e non, desiderata – richiesta – necessaria),
- schemi e strutture delle narrazioni postmoderne
- partecipanti all’atto della narrazione: narratore e narratario/lettore : rapporto reciproco
Invitiamo chiunque voglia partecipare al progetto ad inviare il titolo e un breve abstract (di 200 parole) insieme alla bibliografia e una breve nota biografica entro il 25 marzo 2019, all’indirizzo mail joanna.janusz@us.edu.pl Le lingue accettate sono italiano, francese, spagnolo, inglese. La notifica di accettazione verrà inviata agli Autori delle proposte entro la fine del mese di marzo 2019.