[CFP] Convegno Internazionale. “Dove loro non sono. Forme e immaginario del lutto nella letteratura italiana contemporanea”

Università ‘F. Palacký’ di Olomouc (CZ) – 4 / 5 Aprile 2025

KEYNOTE SPEAKERS: Gilda Policastro (Università telematica Pegaso); Hanna Serkowska (Università di Varsavia)

ITA

Il mito di Orfeo insegna una cosa, secondo Maurice Blanchot (1955), e cioè che la poesia, e per estensione la letteratura intera, nasce dalla mancanza, dalla perdita di un oggetto d’amore. Carlo Ginzburg (1989) ha affermato che addirittura la cultura umana e lo stesso linguaggio possono essere considerati come elaborazioni dell’assenza, mezzi per evocare qualcosa che non c’è ancora o che, appunto, non c’è più. Da una prospettiva totalmente diversa, Michele Cometa (2017) ha insistito sulle capacità compensative della letteratura di fronte all’ignoto, ossia di fronte a ciò che non conosciamo e che non possiamo avvertire direttamente attraverso i nostri sensi – di fronte all’assenza, dunque: qualcosa che ci spaventa ma che, allo stesso tempo, può mettere in moto la nostra immaginazione, attivare la facoltà narrativa che ci contraddistingue in quanto specie umana.

Stando a questi studiosi, esisterebbe un legame indissolubile tra perdita e parola. Tale legame, oggi, sembra confermato e rinnovato dai moltissimi testi in prosa e di non fiction incentrati sull’esperienza del lutto, affrontata davvero da chi ne racconta e non solo come tema letterario (Barenghi, 2023). L’esperienza del lutto, un tempo diluita e vissuta collettivamente nella comunità, trova ai nostri giorni una forma d’espressione autoriale, che si concretizza soprattutto nel genere del memoir. In un panorama letterario come quello dell’Occidente contemporaneo, in cui a prevalere sono i racconti dal vero sulla propria vita, specie quando questa viene segnata da traumi, i libri del lutto sembrano trovare sempre più spazio e riconoscimento, anche in termini commerciali. Come le patografie e le autopatografie (Loddo, 2020), con cui condividono costanti semantiche e formali, questi libri, riconducibili al vasto alveo delle Life narratives, fanno ormai tendenza a sé. Una tendenza ben riconoscibile, e che potrebbe essere definita come quella della letteratura del distacco.

Se nel contesto francese e angloamericano tale tendenza può essere riscontrata sin dagli anni Ottanta, in ambito italiano libri simili sono stati pubblicati quasi tutti nel nuovo millennio e in particolare, forse sintomaticamente, negli ultimi quindici anni. Dopo un periodo segnato da un massiccio ritorno alla realtà (Donnarumma, 2014) durante il quale gli autori e le autrici italiane si sono misurati coi fatti di cronaca e coi nodi irrisolti della società; dopo un decennio in cui la narrativa è servita anche a compensare il trauma dell’assenza di trauma attraverso forme dell’estremo (Giglioli, 2011), molti scrittori e molte scrittrici hanno deciso di dedicare (almeno) una loro opera alla scomparsa di una persona cara e agli effetti di questa scomparsa su di loro.

Nelle pagine dei libri del distacco, molto spesso, ci si interroga sullo statuto e sulla legittimità della letteratura al cospetto di eventi come la malattia e la morte dell’altro, e ci si domanda se la letteratura possa in qualche maniera lenire il dolore che da essi consegue: se possa curare, dal momento che viene convocata anche e soprattutto per elaborare il lutto. In questo senso, tali opere possono offrire spunti molto utili al dibattito intorno alle virtù terapeutiche della letteratura (Gefen, 2017) che le Medical Humanities sostengono ma che altri ridimensionano, anche in difesa di una maggiore autonomia della letteratura (Siti, 2021).

Scopo del convegno, che si terrà presso l’Università ‘F. Palacký’ di Olomouc (CZ) il 4 e 5 Aprile 2025, è quello di offrire una prima panoramica sulla letteratura del distacco nell’Italia contemporanea, e perciò potranno essere presentate proposte su:

  • Rapporto tra perdita e parola nei testi italiani del contemporaneo e dell’estremo contemporaneo;
  • Concezioni terapeutiche della scrittura e della letteratura di fronte al lutto e alla malattia dell’altro;
  • Il problema della rappresentazione e della dicibilità: come restituire l’abisso di un dolore? Come dire del silenzio della morte altrui?
  • Riflessione intorno alla concezione e all’immaginario della morte nella società italiana contemporanea.

Queste sono delle tracce indicative: verranno prese in considerazione tutte le proposte che possano offrire prospettive utili intorno alla questione, dando priorità a quelle che si focalizzano su più opere. Invitiamo studiosi e studiose a inviare un breve abstract (max 300 parole) insieme a un breve profilo biografico (max 150 parole) all’indirizzo luca.chiurchiu@upol.cz entro il 15 Febbraio 2025. Le lingue del convegno saranno l’italiano e l’inglese. Per i relatori e le relatrici selezionati, è inoltre previsto un rimborso di 100 €. Il convegno fa parte del progetto OP JAC “MSCA Fellowships at Palacký University II.” CZ.02.01.01/00/22_010/0006945, cofinanziato dall’Unione Europea e dal Ministero dell’istruzione della Repubblica Ceca.

ENG

According to Maurice Blanchot (1955), the myth of Orpheus demonstrates that poetry, and by extension all literature, arises from the loss of a love object. Carlo Ginzburg (1989) argued that even human culture and language themselves can be considered as elaborations of absence, i.e. tools to evoke something that is not yet, or no longer here. From a totally different perspective, Michele Cometa (2017) has insisted on the compensatory capacities of literature in the face of the unknown, that is, in the face of what we do not know and cannot directly experience through our senses, which is to say, in the face of absence: something that frightens us but which, at the same time, can activate our imagination and the narrative faculty that distinguishes us as humans.

In the view of these scholars, an indissoluble link between loss and words would exist. This link, today, seems to be confirmed and renewed by the many nonfictional narrative texts centered on the experience of mourning, truly addressed by those who tell about it. The experience of mourning, once lived collectively within the community, finds a form of authorial expression nowadays, which is mainly embodied in the genre of memoir. In a literary scene such as that of the contemporary West, in which true stories about one’s own life prevail, especially when this life is marked by traumas, books of mourning seem to find more and more space and recognition, even commercially. Like pathographies and auto-pathographies (Loddo, 2020), with which they share semantic and formal features, these books, which can be reconducted to the vast field of life narratives, are now a trend in their own right: a clearly recognizable trend of what could be defined as the literature of detachment.

While in the French and Anglo-American contexts such a trend emerged during the 1980s, in the Italian context similar books have almost all been published in the new millennium and particularly, perhaps symptomatically, in the last fifteen years. After a period marked by a significant ‘return to the reality’ (Donnarumma, 2014), during which Italian authors measured themselves against news events and society’s unresolved issues; after a decade in which fiction also served to compensate for the ‘trauma of the absence of trauma’ through the literature of the extreme (Giglioli, 2011), many writers decided to dedicate (at least) one of their works to the death of a loved one, as well as its effects on them.

In the books of detachment, writers often question the status and legitimacy of literature ‘regarding the pain’, i.e. the illness and death, of others (Sontag, 2003), and they wonder whether literature can soothe also the pain that follows, since it is used also and above all to process the grief. In this sense, such writings can offer insights into the debate around the therapeutic virtues of literature (Gefen, 2017), which the Medical Humanities support but which others downplay in defense of a greater autonomy for literature (Siti, 2021).

The aim of the conference, which will be held at the University ‘F. Palacký’ of Olomouc (CZ) on 4/5 of April 2025, is to provide the first overview of the literature of detachment in contemporary Italy, and therefore proposals may be presented focusing on:

  • Relationship between loss and words in contemporary and ultra-contemporary Italian texts;
  • Therapeutic conceptions of writing and literature in the face of grief and illness of the other;
  • The problem of representation and alleged inexpressibility: how to render the abyss of grief? How to represent the silence of somebody else’s death?
  • Reflection on the conception and imagery of death in contemporary Italian society. 

These are indicative themes: all proposals that provide insightful perspectives about the question will be considered, giving precedence to those that focus on several texts. We invite scholars to send a short abstract (maximum 300 words) and a brief biographical profile (maximum 150 words) to luca.chiurchiu@upol.cz by 15 February 2025. The conference languages will be Italian and English. For each of the selected speakers, a refund of € 100 will be provided. The conference is part of the OP JAC project “MSCA Fellowships at Palacký University II.” CZ.02.01.01/00/22_010/0006945, co-funded by the European Union and the Ministry of Education of the Czech Republic.