CFP Italica Wratislaviensia 11(2) “La letteratura siciliana: studi letterari, linguistici e traduttologici”

            L’espressione “letteratura siciliana” storicamente rievoca la Scuola siciliana del XIII secolo sviluppatasi alla corte di Federico II i cui funzionari per diletto scrivevano componimenti in volgare siciliano ispirandosi alla tradizione dei trovatori provenzali. Dalla produzione del caposcuola Giacomo da Lentini si possono delineare due tendenze: una più elevata, morale, di contemplazione amorosa, di cui fanno parte il capuano Pier della Vigna e i messinesi Stefano Protonotaro e Guido delle Colonne; l’altra più colloquiale, tendente alla canzonetta popolareggiante di cui fanno parte Rinaldo d’Aquino e Giacomino Pugliese. Accanto a questi ultimi si colloca la produzione di Cielo d’Alcamo, dai toni ancora più giullareschi.

            Con il termine “letteratura siciliana” si intende anche la produzione dei letterati nei secoli successivi, soprattutto XVIII-XIX, che optavano per la lingua siciliana tenendo conto delle varianti dialettali interne al territorio, come il palermitano Giovanni Meli e il catanese Domenico Tempio, inquadrabili “nella cultura e nel gusto arcadico” (Bertacchini, 1979, p. 17) accomunabili nella scelta dialettale ai milanesi Domenico Balestrieri e Carl’Antonio Tanzi, e ai veneziani Francesco Gritti e Anton Maria Lamberti. In questo periodo di rilievo è anche l’opera folcloristica di Giuseppe Pitrè che ha risuscitato il patrimonio orale delle tradizioni popolari siciliane e la nascita del teatro dialettale che ebbe con Luigi Capuana e Nino Martoglio due celebri rappresentanti.

            A partire dalla fine dell’Ottocento, con il Verismo, “il romanzo moderno cui aspirava la nuova Italia era giunto dalla Sicilia assai più che da tutte le altre regioni” (Pedullà, 2003, p. 175). Da quel tempo si sono susseguiti scrittori di origine siciliana, di rilevanza per la letteratura italiana: Giovanni Verga, Ercole Patti, Vitaliano Brancati, Elio Vittorini, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, nonché i due premi Nobel, Luigi Pirandello e Salvatore Quasimodo. Insieme a loro vanno considerati autori “minori”, che non spesso affiorano nelle antologie o che a loro tempo furono oggetto di forte critica come il “Vate etneo” Mario Rapisardi. Accanto a questi anche alcuni autori non siciliani che però hanno fatto della Sicilia il centro delle loro opere come il napoletano Federico De Roberto. Infine non dimentichiamo gli scrittori la cui produzione evoca il paesaggio siciliano, come la palermitana Natalia Ginzburg e l’ottantenne Dacia Maraini, toscana.

            Si tratta quindi di due aspetti, linguistico e letterario, che possono essere affrontati dal punto di vista culturale per mettere in luce il DNA della letteratura siciliana, ovvero ciò che permette a quest’ultima di avere una vera e propria specificità linguistica, letteraria e culturale. Si tratta di quello che Leonardo Sciascia definisce sicilianità, o meglio sicilitudine (Sciascia, 2007, p. 14) prendendo in prestito un’espressione coniata dal poeta d’avanguardia palermitano Crescenzio Cane, “una condizione dello spirito […] che scaturiva dalla paura e dalla solitudine che ti assaliva a vivere in Sicilia, terra di illusioni e delusioni, di slanci e di tirannidi: il fascismo prima, la mafia dopo” (Sciascia, 1978, p. 3). Sciascia però intende sicilitudine includendo come l’insieme delle caratteristiche e dei comportamenti migliori del popolo siciliano ovvero “la sostanza di quella nozione della Sicilia che è insieme luogo comune, idea corrente, e motivo di univoca e profonda ispirazione nella letteratura e nell’arte” (Sciascia, 1983, p. 34).

Come punto di partenza si prenda Andrea Camilleri, recentemente scomparso. Naturale erede della “tradizione agrigentina” che va dall’umorismo pirandelliano al giallo di Sciascia. Lo scrittore di Porto Empedocle presenta interessanti possibilità di studio dovute alle molteplici componenti della sua opera che consta oltre 100 libri: elementi culturali ma soprattutto linguistici, il suo gusto per la parola e per l’invenzione linguistica e lessicale che offrono notevoli difficoltà in ambito traduttivo. Le problematiche relative alla traduzione (sia dall’italiano al polacco sia dal siciliano all’italiano e viceversa) sono un altro aspetto di cui si terrà conto in questo volume.

Invitiamo pertanto gli studiosi a inviare proposte di contributi riguardanti la letteratura,  la lingua o la traduzione con un approccio di tipo comparatistico. Gli studi possono toccare i diversi aspetti culturali offerti dalla Sicilia. Si pensi alle numerose dominazioni secolari, alla varietà del patrimonio artistico e naturale, e agli aspetti religiosi con le feste patronali, alcune delle quali dei veri e propri eventi folcloristici, come la festa di Sant’Agata.

      Proponiamo, a titolo di esempio, i seguenti argomenti:

  1. Specificità della letteratura siciliana rispetto alle altre letterature regionali italiane.
  2. La letteratura folcloristica e le fiabe.
  3. Specificità del dialetto siciliano e la sua diffusione in Italia, in Polonia e nel mondo.
  4. I nomi propri come tratti distintivi della sicilianità (Alfio, Turi, etc.).
  5. I problemi di traduzione della letteratura siciliana tra arcaismi (Stefano D’Arrigo), colore locale (Domenico Tempio), invenzione lessicale e struttura sintattica peculiare (Andrea Camilleri).
  6. Espressioni letterarie degli stereotipi riguardanti la Sicilia e i siciliani.
  7. La sicilianità come problema socio-politico e come risorsa nelle sue manifestazioni letterarie.
  8. La cultura siciliana tra uniformità meridionale e originalità insulare nella letteratura.
  9. Il problema dell’emigrazione (Germania, Stati Uniti, Argentina, Australia) e dell’immigrazione (Lampedusa porta d’Europa) e i loro riflessi nella letteratura.
  10. Le realtà tipicamente siciliane intese attraverso la culinaria nella letteratura.
  11. I canoni della bellezza siciliana (la bella Angelica dei paladini o Angelica del Gattopardo) nella letteratura.
  12. La sicilianità nella cinematografia, nelle belle arti (quadri epocali “dialettali” come ‘a Vucciria di Guttuso) e nelle arti performative (il teatro di Gibellina) e la loro corrispondenza con la letteratura.

Bertacchini, R. (19793) [prima ed. 1974]. Letteratura italiana, tomo II, sez. VII. Bologna: Calderini.

Pedullà, G. (2003). L’immagine del Meridione nel romanzo italiano del secondo Novecento (1941–1975). “Meridiana”, nn. 47–48.

Sciascia, L. (2007). La corda pazza. Scrittori e cose della Sicilia. Milano: Adelphi.

Sciascia, L. (1978). Presentazione. In Crescenzio Cane. Catalogo della mostra (Palermo, Galleria Arte al Borgo, 25 novembre – 12 dicembre 1972). Palermo: Arte al Borgo.

Sciascia, L. (1983). Cruciverba. Milano: Adelphi.

Le proposte dei contributi in ITALIANO (abstract di 250 parole con 5 parole chiave destinati a sottolineare i punti salienti del contributo) con una breve nota biografica dell’autore (50 parole) devono essere inviate agli indirizzi gabriele.larosa@uwr.edu.pl e justyna.lukaszewicz@uwr.edu.pl entro il 20 febbraio del 2020. L’accettazione degli abstract sarà comunicata all’indirizzo di posta elettronica dell’autore agli inizi di marzo.I contributi, conformi in tutto alle norme redazionali (pubblicati nella sezione LINEE GUIDA PER GLI AUTORI della pagina https://ifr.uni.wroc.pl/it/italica-wratislaviensia), devono pervenirci entro il 31 maggio del 2020.

      Gli articoli saranno valutati attraverso un processo di double-blind peer review.

      La pubblicazione del volume è prevista per il dicembre 2020.

Gabriele La Rosa e Justyna Łukaszewicz